E sempre la solita arida domanda: perche'?
Ogni volta ci deve essere il perche' e non sono ammesse circostanze causali generiche. Ci deve essere un perche' o comunque una motivazione rissumibile in soggetto, verbo, complemento.
'Beh, non so perche'
Di solito evito di utilizzare tale spiacevole constatazione che irremediabilmente mi fa sentite inadeguata alle sue aspettavive.
Vorrei pensare che magari il latte della compassione umana lo abbia inumidito e che sia geloso del fatto che alla fine ero stata invitata fuori a cena dal mio collega. Invece si intestardisce a chiedere perche' abbia trascinato il mio giovane rampante trader di contratti futures e opzioni in una casa occupata. Che lui in un posto cosi' non ci andrebbe mai.
Che cosa voglio dimostrare?
Ma niente. Mi era venuta cosi' per caso l' idea. Mi ha chiesto di scegliere il ristorante e io l'ho portato al centro sociale. Prima gli ho fatto levare la cravatta. Pensavo si sarebbe spaventato. Ed in effetti all'inizio era un po' agitato. Ma secondo me perche' abbiamo sbagliato porta e invece della sala ristorante, siamo finiti nella sala sauna ed erano tutti nudi.
"Cioe' , lui pensava che bisognava mangiare nudi.."
Poi una volta trovata la stanza, abbiamo ordinato il piatto della casa da due rasta e con le birre ed il dolce abbiamo pagato 10 euri.
Alla fine e' andato tutto bene. La birra era buona e i tipi attorno a noi rollavano spinelli. Il giovane collega sembrava quasi divertirsi.
"Secondo me sembrava quasi divertirsi..."
E dall'altra parte della cornetta, il racconto suscita un palpabile fastidio.
"No, in realta' non voglio dimostrare niente..."
"No, non mi sento piu' furba di prima....si, forse siamo molto diversi...io e te...come sono io? "
"Sinceramente mi sembra eccessivo che adesso arrivi a chiederti se mi conosci veramente... Guarda che lo so che tu in posto cosi' non ci verresti mai.. infatti mica ho portato te..."
"Vabbe' ciao, ci sentiamo..."