Tuesday, May 22, 2007

Spesso mi capita che amici e conoscenti mi riferiscano di avermi vista per strada. Io non vedo mai nessuno, ne' ovviamente saluto.
In generale ho sempre camminato a testa bassa. Mi ricordo che quando mia madre mi portava all'asilo, si percorreva il borgo da casa mia all'odiato asilo e uno dei motivi ricorrenti delle tristi mattinate basso padane era che dovevo tirare su la testa.

Io la testa le tenevo schissa per vari motivi. Innanzittuo dalla nascita ho provato sempre una vergogna congenita probabilmente frutto di qualche vita sconcia precedente. Per cui per paura di guardare in faccia alla gente, tenevo il capo chino. Secondariamente non lo so, ma credo che, avendo i piedi piatti e "quella camminata strana", tendo ad incespicare facilmente e quindi un po' di attenzione extra io la faccio da sempre.

Fortunatamente la vergogna congenita e' stata trasformata in sbruffoneria molesta in eta' adolescenziale e comportamenti bipolari nella fase di successiva maturazione.

A questo punto di maturazione pero' si e' aggiunto un altro fattore. Mi si e' abbassata la vista. CI vedo poco e siccome non c'ho pazienza mi sono rassegnata a non guardare. Non porto gli occhiali perche' sono scomodi e non porto le lenti perche' sono scomode. Quindi vago in questo mondo con i bordi smerdolati dove le persone sono piu' o meno tutte uguali.
Ultimamente poi ho preso a scendere in strada solo con le cuffie e la musica alta. Mi sembra quindi di rinchiudermi in un cocoon virtuale.



x x x x x x x x


Ieri sera dopo una giornata intensa, faticavo a prendere sonno e mi rigiravo nel letto attanagliata dai pensieri di tutti gli impegni e i problemi. Ad un certo punto mi sono accorda del livello di isolamento che sono riuscita a crearmi in questi ultimi tre anni. Ho messo il mondo alla porta e mi sono rinchiusa in una vita di libri, lavoro, studio, lavoro, lavoro. I miei amici russi non li vedo piu'. Alcuni non sono piu' qui e quelli che ci sono, non ho tempo di vederli. Non tengo contatti quasi con nessuno e anche se volessi tenerli. Non lo farei. Non ho il tempo e la forza materiale per fare una telefonata. Se ho mezzora di tempo dormo. Telefono ai miei una volta al mese e non so se sono le persone piu' adatte a capirmi. Ho nascosto loro talmente tante cose di me che mi chiedo se sanno chi io sia. O sono solo io che mi illudo di nascondermi.
Gli amici di ponte li ho lasciati che avevo 18 anni, anche se facciamo finta di essere amici. Ma lo si puo 'essere da cosi' lontano?

Ancora un mese di lavoro. Dai. Poi un mese di sola universita'. Poi vedremo il da farsi. A volte temo veramente di essermi rovinata la vita.

Mi chiudo alla vita, mi acceco, mi isolo, mi asciugo.

Tiro la coperta che qui dormo con il piumone tutto l'anno e chiudo gil occhi e mi turo le orecchie e vorrei svegliarmi domani e scoprire che non sono vera ma il personaggio di un sogno di qualcunaltro.

Monday, May 21, 2007

Век живи — век учись

Thursday, May 17, 2007

Sento la malattia quasi alle spalle e sento davanti a me la montagna Everest da scalare. Ho cosi' tante cose da fare e a cui pensare che ho paura di diventare pazza.
Guardo l'agendina e cerco di pianificare la mia vita nei due mesi a venire e non riesco a fare combaciare nulla. Non avro' tempo di vedere nessuno. Di fare nulla.

Una cosa per volta. Una cosa per volta. Oggi la tesina. Lunedi' dal mio coordinatore a prendere i dati per la tesi. Poi studiare per l'esame di Organizzazioni Internazionali. Poi Israele. Maledetta me e quando ho deciso di pistolare in giro per il mondo.
Sono felice di stare con gli amici ma saro' fuori come un balcone per via di tutte le cose che devo fare. Forse ci scappa anche un colloquio di lavoro a Tel Aviv.

Poi Amsterdam e la tesi e l'esame. E il secondo colloquio di lavoro. Come andra'? La ditta ha deciso di non farmi volare fino alla loro sede di Mosca per il colloquio. Lo faccio nella sede Olandese. Come andra'? Che mi chiederanno? Poi Juli da me un paio di giorni. Poi l'ultimo gigantesco esame da preparare mentre svuoto la casa e l'affitto. E poi dovro' almeno vedere i miei genitori e dire loro, diciamo che ci sono in ballo un po' di cose.

Mia madre ci stara' malissimo.


La testa a mulinello ripete questa sequenza di cose. Basta. Devo scrivere la tesina. Basta.

Tuesday, May 15, 2007

Hanno scippato la bambina con il vecchio trucco a mio avviso tutto italiano: lo scippo dal motorino in corsa. L'anno scippata e fatta cascare come un sacco di patate. La cosa sarebbe stata brutta di suo, se non fosse che la bambina teneva nella borsa chiavi e documenti.

Mi ha comnicato il fattaccio mentre ero sulla via di casa e lei stava dalla polizia. A quel punto non volevo piu' entrare in casa perche' gia' mi immaginavo i ladri che stavano facendo manbassa di ogni cosa nell'appartamento e non aspettavano altro che assassinarmi al mio ritorno. Alla fine ho aspettato che la bambina tornasse dalla polizia e siamo entrate insieme con cautela. Siccome i ladri evidentemente non erano ancora arrivati, ci siamo barricate in case nell'attesa di potere cambiare la serratura l'indomani.

La bambina era scioccata e sembrava di gesso. Solo con le pupille dilatate. Io saltavo come un grillo e le dicevo, che ti fa male la sbucciatura sul ginocchio? Vuoi piangere? Piangi, dai piangi. Hai fame? Fatti il bagno? Te metto il cerotto? Hai paura? Stavo per raggiungere il parossismo quando alla porta si e' presentata un'altra compagnetta di scuola. Rory.
Rory e' comparsa alle ore 10 di sera, con evidenti postumi da litigio con moroso, in lacrime e con una potente influenza virale con vomito.

Cosi' me le sono messe sul divano. Una in stato di shock e l'altra in stato di vomito. Una guardava fisso e l'altra piangeva e sputava. Un quadretto di vita circostanziale urbana.

Fino alle 2 di notte a fare terapia di gruppo.

Questa mattina sono sottosopra io. Poco sonno, una caterva di cose da fare per l'universita' e i soliti pensieri per il lavoro. In piu' temo il contagio dell'influenza da vomito. Poi apro le statistiche del conta-accessi e vedo che qualcuno con l'indirizzo IP della mia ditta legge il mio blog e mi viene lo sguardo di gesso e il conato di vomito a me.

Ma chi puo' essere? Meglio non pensarci e concentrarsi nei turni di guardia alla porta fino all'arrivo del locksmith.

Monday, May 14, 2007

E cosi’ sta terminando anche questa esperienza accademica. I bambini, i miei compagnetti di corso, sono tutti disorientati per via che un ciclo si chiude che non sanno che fare o che pensare.

Del resto come glielo spiego che certe cose non si imparano e che ogni volta che la vita ti mette di fronte ad una scelta, beh, ogni santa volta e’come la prima volta. Non e’che io mi capacito di piu’….Ed e’inutile che mi vengano a parlare con i loro occhioni speranzosi da ventenni, come se fossi l’oracolo di delfi.

Ogni tanto mi chiedo se avessi fatto meglio a fare quel famoso MBA a cui ero stata ammessa. Invece di ricominciare l’università con tutto questi bambini ventenni non ancora sporchi di vita. Il dubbio mi viene, mi viene. Ma una risposta no.

Devo assolutamente iniziare una tesi per potere laurearmi il prima possibile. Mi sembra che tutti abbiamo trovato un titolo. Anche gli studenti piu’ loffi. Tutti tranne me.

Ieri, siccome soffrivo ancora di questa strana debolezza e Lila era indisposta, invece della solita piscina abbiamo deciso di fare un giro tra le casette strette del centro. Jona ci ha raggiunto. Ha fatto le sue solite battute provocatorie rompighiaccio che per fortuna non hanno avuto le conseguenze spropositate che temevo. Una serata dolce e leggera come non vivevo da anni. Mi sono lungamente sfogata sul nuovo moroso della bambina che esecro e Jona pure, in quanto ex migliore amico del nuovo moroso della bambina che esecro. Lila si e’sorbita ogni lamento e secondo me si divertiva anche, perche’ ögni volta che suggerivo di pagare il conto diceva “Dai…restiamo ancora un po’…

E io e Jona via a tirar giu santi e madonne contro il moroso della bambina. Certi passatempi sono intergenerazionali e ritemprano anche quando sei spiazzato dalla vita.

saichemagarinonrispondo@gmail.com