Wednesday, July 25, 2007

sono triste, sono cinica e non ho piu' ventanni

Un po' triste e cinica la sono sempre stata. Vecchia la sono diventata.

A volte ci penso...ma lo giuro non e' che voglio morire. Ci mancherebbe, signora mia, solo che vivere e' anche una gran fatica. E non sono ne brava, ne' furba, ne' forte e ci sono un sacco di qualita' che mi mancano per gestire bene il grande monopoli della vita.

Ovviamente come la storia del pendolo e dell'Opera di Parigi e' ben difficile capire in che direzione stai pendolando. Ci vuole qualcuno da fuori che te le venga a dire. Ma a volte penso che anche se qualcuno me lo dicesse io non ci crederei.

Sono malfidata di natura e mia madre dice che do sempre la colpa ai miei fratelli senza avere visto. Io del resto me ne accorgo che ha ragione, ma per puro conto statistico anche dando la colpa a loro il 100% delle volte, sono sicura che almeno l'80% delle volte ci becco. Il problema e' che non vivo piu' con loro e adesso posso dare la colpa ad un sacco di persone fuori di casa.

Se ci penso bene sono una malfidata. Non credo ai complimenti, ne' alle dimostrazioni di affetto o di amicizia o di amore. Non ci credo forse non per cattiveria, ma forse per buonismo. Preferisco dare al mio prossimo il beneficio del dubbio e la possibilita' di take it back.

E poi fin da piccola, mi stupiva quando le persone dicevano una cosa e poi facevano un'altra. Non ci arrivavo proprio a capire come fosse possibile. Sono sempre stata rigida e questo rigidume me lo sono portato trentanni su per il culo. Purtroppo non credo di essere migliore di una persona che dice una cosa e poi ne fa un'altra. Tuttaltro, credo di mancare di una certa elasticita' mentale che forse nella vita mi sarebbe stata utile.

E poi forse mi sto facendo pippe mentale di sproporzionata misura che derivano ancora da quel trauma di oramai due anni fa di avere beccato Martijn in flagranza di reato.

Tuesday, July 17, 2007

Alla fine per Mosca ci parte Roni, con il contatto che il padre aveva preso per me. Da una parte mi sembra che mi abbiamo levato il pane da sotto i denti. Dall'altro mi sembra una cosa giusta. Il padre e il contatto erano i suoi. Mica i miei. E poi mi fa piacere che lei vada a vedere la mia Mosca. Che gia' mia non e' piu' e che gia' e' ben diversa dai miei ricordi. Mi fa piacere che quando arrivero' a settembre lei sara' li'.

Jonatan e' nero che Roni abbia deciso all'improvviso di partire per questa avventura che ho messo io in testa a tutti. Temo che in qualche modo ne faccia un po' una colpa a me. Ma forse sono i miei fantastici sensi di colpa introiettati durante i miei primi 25 anni in Italia.

E chi l'avrebbe mai detto che ci finiva lei a Mosca?

Aspetto con ansia che l'Ingrid americana mi scriva un paio di contatti dove dormire la notte.

Sono due giorni che sfrucugno i file della tesi e mi sembra di essere la regina dell'inefficienza e della stupidita'. L'indiano non torna. In teoria ci dovevamo vedere oggi ma non mi ha scritto e allora io col cavolo che mi sposto di casa. E siamo gia' al 17. Ci vorra' un miracolo per fare tutto. Ci vorra'.

Ieri ho cercato di andare in palestra dove Niki mi ha constretto ad iscrivermi per poi latitare lei per prima, io per imitazione. In tutto saro' andata 6 volte. Ogni volta che ci vado mi sento un barbapapa' affetto da labirintite. Per fortuna che mentre ero di strada e' venuto giu' un temporale del fischio e ho desistito dal proposito di umiliare il mio ego di fronte ai grandi specchi della palestra.

Ma a Mosca come faro' senza jogging?

Thursday, July 12, 2007

Ogni volta che ti prepari a mollare, la vita ti morde il culo e ti fa correre avanti. Voglio vedere se riesco ad andare avanti e come. Da una parte vorrei indulgere in atteggiamenti pseudo americanoidi tipo "I am goint to do it" o "Challenges motivate me" o "Bet on me, bet against me. I do not care. I am going to win it"
Dall'altra la cara vecchia attitudine scazzata e fatalista. Sono arrivata fin qui non si sa come. Non si sa come e dove arrivero'. Grazie alla solita gabola russa ho un bel visto da Settembre. Un visto turistico, ma nessun lavoro e soprattutto nessuna stanza dove stare a Mosca.
Tutte le strade che sembro provare mi si chiudono in faccia. E di nuovo in me si generano due atteggiamenti: da un parte "bastardi, non mi volete a Mosca, beh mi dovrete prendere" e dall'altra "ma chi me lo fa fare, i segni sono chiari, non e' destino".

Grosso respiro e pensa all'esame che se non lo passi, son guai.
Dopo l'esame ci mettiamo seriamente a buttar giu' la tesi, eh? Me lo prometti, eh?
...si...

I nearly, I nearly lost you there
And its taken us somewhere
I nearly lost you there
Well lets try to sleep now
I nearly lost you there

Monday, July 09, 2007

8 luglio 2007
do not forget this

Saturday, July 07, 2007

La mazzo. La bambina orca eva la mazzo.
M iha messo i sacchi della monnezza con la monnezza dentro nel ripostiglio. Me lo potevi anche dire. Oggi sono andata giu'. Una puzza. Poi cercavo di riordinare quel gran casino di merda che ha lasciato dietro e mi e' cascato il termosifone sul piede. Che adesso mi pulsa 120 volte al minuto, il piede.

Non riesco a combinare un cazzo con sta figa di esame e di tesi. Fondamentalmente non ci capisco nulla. Mi rimane ignota la maggiornaza delle cose che mi succedono intorno. E soprattutto non capisco come si fa ad essere cosi' coglioni. Io la prima cogliona. Lei pari merito.

E' sabato e vorrei che fosse' lunedi'. Perche'? Ma cosi' a caso. Tanto per perdere al vento un paio di giorni di questa inutile vita.

Tuesday, July 03, 2007

Cosi' mentre trascinavo scatoloni per il corridoio al settimo piano di un palazzo di Berlino, mi e' arrivato il tuo sms in cui mi dicevi che e' nato tuo figlio. Mi e' sembrato strano, dico, di avere ricevuto quel messaggio mentre aiutavo Marcello a traslocare, in una citta' diversa da quella dove ci siamo incontrate e diversa da dove viviamo ora.

Ho pensavo ovvio in una balenata di secondi, giusto quelli che mi ha dato Marcello prima di smollarmi uno scatolone, ai lunghi giorni quando dividevamo appartamento, studi, amici, sbronze, vestiti improbabili e consigli ancora piu' improbabili.
Approdate a Trieste fresche di matura, siamo partite da li' in fondo sempre uguali, ma con uno strano idioletto in piu' e un mazzo di ricordi tanto tristi quando felici in valigia.

Lasciato Berlino alla volta di Amsterdam, mi sono fermata a meta' strada salutare la Ingrid americana che si trovava in Germania per un paio di giorni. Le ho detto che sei mamma e abbiamo passato la solita ora a sciorinare come un rosario i soliti ricordi di Trieste e censire tutti.

Ho aperto la porta di casa ad Amsterdam e la bambina se n'era andata. Ha traslocato. Ho assaporato la ritrovata indipendenza dopo due anni di convivenza. Passata la botta di ossigeno, mi sono messa a pensare che forse c'era qualcosa di effettivamente anomalo nella mia vita. E sicuramente c'era qualcosa di prezioso e dolcissimo nella tua.

saichemagarinonrispondo@gmail.com