Tuesday, January 30, 2007

Suona Vinicio in sottofondo.
Si apre questo anno gia' gonfio di persone e fatti a differenza degli ultimi due.
La Ingrid italiana che oramai vive in Messico con Mike e' passata ad Amsterdam con il pancione. Uguale. Uguale. Stesso muso affilato e capelli porporei. Solo con un bulbo, come direbbero a Trieste.

E mi rendo conto parlando con lei come il tempo e la percezione dello stesso si modelli e corrompa dentro la mia testa. E cerco di immaginarmi la sua vita in Messico prima di chiudere gli occhi sulle soglie del sonno. E mi immagino quello che fa e quello che dice. Rigorosamente tutto in Italiano. Non in spagnolo. Non riesco ad immaginarmi la sua vita in spagnolo. Non so.

Adesso che nasce il pargolo, pure quello parlera' spagnolo. O italiano? E vedro' il bambino? E che lingua parlera'? Mah...

Il papa' delle Ingrid americana e' morto. E' gia la seconda volta che chiamo a casa e lo dico ai miei
"Il papa' della Ingrid e' morto"
"Lo hai gia' detto"
"Ah"
"Due volte. Cioe' questa e' la terza"

Non so perche' glilo ripeto. Ingrid e' uno dei pochi ospiti che e' passato per casa mia. I miei mi hanno sempre posto il categorico divieto di invitare amici. Ingrid passo' una settimana a casa mia e sconvolse non solo il mio nucleo familiare per i suoi indomiti tentativi di abbracciare (da noi l'affetto e' taboo) ma anche l'intero villaggio. Ancora oggi a distanza di sei anni il pannettiere chiede di lei

Domani prenoto l'aereo e volo da lei
Due Ingrid in un anno solo

Monday, January 22, 2007

Quelle cazzo di pasticche che mi ordino in Internet mi hanno fatto sbarellare. Ne ho preso troppe per via dell'esame e così dopo avere scritto con la vena che mi pulsava sul collo, durissima a derivare e ottimizzare con un animale, ho inziato sproloquiare con Jose.

Un passo indietro. Se ho passato l'esame non lo devo a 'ste pasticche, ne' alle derivate che ne sono derivate. Che ad un certo punto avevo tirate tante di quelle linee nei piani cartesiani che se Marcello m'avesse visto, mi avrebbe picchiata con uno stecco. Insomma se passo e' nu miraculo bello e buono. Finita digressione.

Sono uscita dalla stanza insonorizzata che tra il rumore del sangue che mi frullava dentro le orecchie e quella strana sensazione di ottundimento da isolamento acustico, mi sembrava di essere nell'odissea dello spazio.
Poi Jose mi trascinato in mensa dove ho iniziato a dir su delle robe che se ci ripenso , mi tirerei un asintoto in testa.

Da quella lettera d'amore che scrissi, a guy che faceva il filo alla bambina, a quel russo che mi sono impalmata, ancora un po' e gli raccontavo quando mi sono venute le mie cose la prima volta. Ah, no, mi sa che gliel'ho detto.

Mi ha detto che si sta cosi' bene con me. Ci sono persone, diceva, che c'e' come una chimica speciale.

Ao' Jose, non per farti rimanere male ma io la chimica la tenevo addosso e non fra noi due. Ma non avra' visto le pupille dilitate come uno stegosauro?
Intanto che eravamo li' mi sentivo come un geyser espodere dentro e Jose a volte mi sembrava vicinissimo e a volte lontanissimo come dentro un tubo. Adesso sta per colpirmi il down. Jose' mi dispiace, io non voglio imbrogliare il mio prossimo.
...vabbe' adesso parti pure e senti la mancanza di me....io tra qualche ora sarò a ruota

saichemagarinonrispondo@gmail.com