Mentre aspetto fede che mi deve portare un libro, cerco di pulire casa. Ogni tanto riguardo la pagina virtuale, mutilata del passato.
Tenevo il blog da quasi quattro anni e mai avevo contemplato la possibilità di cancellarlo.
In parte per attaccamento e amore del passato, in parte per una tendenza all’affastellamento di cose, memorie, pezzi di carta, pezzi di cose e persone, in parte per un certo senso di debito nei confronti di tutti quelli che in questi anni mi avevano scritto, letto, seguito e avevano voluto legarmi alle loro storie con un semplice collegamento html.
Ma come mi insegna sergej, bisogna costantemente mettersi alla prova e dimostrare a se stessi di riuscire a staccarsi da questo mondo. Ne nado privjazyvatsja. Non bisogna incatenarsi a nulla. Dobbiamo essere pronti a mettere i calzari e lasciare, casa, famiglia, possedimenti e ricordi.
Così quando la lettera anonima di Karina (dove la trova più un’amica che la riconosce da una lettera anonima scritta in un idioma a lei non materno) ha iniziato a pungermi sulla questione diario, il desiderio di fare a meno anche di questo mi ha acceso.
Una persona forte è paziente e libera. Due qualità che ho sempre desiderato fare mie.
La pazienza l’ho rincorsa senza molto successo, nonostante la vita abbia più volte punito i miei slanci e abbia tenuto il mo morso alla vigilia di corse folli.
La libertà l’ho cercata fuori, su treni lanciati lontano da casa, su aerei e lingue diverse. Sergej mi ha insegnato un’altra libertà.
Forse un giorno riattaccherò il passato che oggi ho mutilato. Forse non lo farò. Il fatto è che non fa alcuna differenza. La differenza tra avere e non avere è soltanto una scusa di Maya.